Nome dell'autore: VALERIA

IL MIO PROFILO LINKEDIN

IL MIO PROFILO LINKEDIN – L’immagine professionale – I giorni scorsi sono stata nuovamente messa alla prova, ho incontrato alcune persone ed ho dovuto parlare del mio ruolo professionale e del mio lavoro. Sono sincera. Ho fatto di tutto per fargli credere che ancora ero sul pezzo, che lavoravo a tempo pieno che il mio studio professionale andava bene e che potevo svolgere gli incarichi che volevano darmi senza problemi. Pensavo di essermi liberata dall’attaccamento al ruolo professionale e dal bisogno di riconoscimento, ma non è così. Vedi il mio precedente post L’ATTACAMENTO AL RUOLO PROFESSIONALE    Sono ancora in fase di disintossicazione e me ne rendo conto subito. Provo un senso di insoddisfazione, di malessere interiore . Iniziano i dubbi, le preoccupazioni e le paure. Una parte di me vuole sentirsi importante, avere la sicurezza del lavoro e del denaro, l’altra, quella vera, che sta conoscendo la libertà sa che la perderebbe per tornare ad indossare la maschera di professionista, della donna d’affari. “Quanto costa la libertà?” “ La libertà ti costerà la maschera che indossi, la maschera che sembra cosi’ comoda e cosi’ difficile da togliere non perché  ti stia particolarmente bene ma perché’ la indossi da troppo tempo” Florinda Donner. In maniera impaziente ho cominciato a sistemare il mio profilo su Linkedin, ho iniziato a pensare a come presentarmi al mondo per essere apprezzata. Più navigavo su Linkedin e più stavo male, mi paragonavo ad i miei ex colleghi, i miei conoscenti con ruoli altisonanti, tutti che raggiungono successi, tutti che sembrano vittoriosi ed io che mi sentivo sempre peggio. Così facendo il mio malessere aumentava. Ed il motivo è chiaro ed è sempre lo stesso. L’amore di sé. Non puoi trasferire il tuo potere personale all’esterno tradendo chi sei veramente. Non puoi chiedere inconsciamente conferme agli altri per avere una buona opinione  di te stesso. Non puoi misurare il tuo valore in base al tuo successo professionale o al livello del tuo stipendio. Tutto questo ti farà soffrire enormemente, perché avrai anteposto gli altri a te ed il tuo Cuore lo sentirà. Io almeno ormai lo sento subito. La ricerca di approvazione veramente è come un veleno in cui ci hanno immerso, che ci schiavizza e ci opprime. Bisogna essere risoluti per rendersene conto perché prende mille sfaccettature e si manifesta in tanti comportamenti diversi. La cura è l’amore di sé. Credere in sé stessi e nella propria verità, anche e soprattutto quando le cose vanno storte, quando gli altri non ci capiscono. Smettere di sentirsi superiori o inferiori, smettere di competere per vincere. Uscire dal giudizio, abbassare le pretese, ascoltarsi con benevolenza. Insomma nei giorni scorsi sono ricaduta nell’illusione del successo ma ormai me ne rendo conto molto velocemente. Non sono ancora pronta per reimmergermi nel lavoro, perché il mio vero me non si è ancora stabilizzato, sono ancora in via di disintossicazione e guarigione. Ma di sicuro non sceglierò lavori per ridarmi un ruolo altisonante, né mi piegherò per avere un lauto stipendio. Al momento la mia strada non è ancora chiara, inizio ad avere dei barlumi e delle intuizioni. A volte provo ansia e vorrei subito prendere iniziative, ma ho capito che farei passi falsi. In questi mesi quando mi sono data fretta ho commesso spesso errori. Vedi il mio precednete post LA FRETTA. So che solo rispettando me stessa e rimanendo autentica fino alla fine posso trovare la mia Via e  farà bene a me ed anche a tutti quelli che mi sono vicino. Non dovro’ piu’ competere con nessuno ne’ mostrarmi diversa da come sono per cercare apprezzamenti. Con affetto Valeria LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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L’ANGOSCIA DEL MATTINO

L’ANGOSCIA DEL MATTINO – Un indizio – “I DOVERI DI UN SISTEMA POSSONO SOTTRARRE AD UNA PERSONA LA PROPRIA GRAZIA, BELLEZZA E AMORE” A. De Mello Ogni mattina da anni, mi sveglio sempre con un sottile senso di malessere. Anzi appare dopo poco che mi sono svegliata. La giornata inizia sempre così e da anni ormai accade. Quando lavoravo in ufficio, ero come un orologio svizzero. Alle 9.00 in punto ero alla mia scrivania. Spesso discutevo con mio marito che mi diceva: rilassati, che fretta hai? Prendiamoci qualcosa insieme al bar. Ed io che resistevo con rabbia a quelle richieste perché dovevo e volevo essere puntuale e precisa. Sentivo la rabbia salire dentro di me perché io ero un’ottima professionista e far tardi significava incrinare quell’immagine. Questo malessere è cresciuto con il tempo, fino a diventare quasi insostenibile. Ricordo alcune mattine di aver pianto perché non ce la facevo più ad andare in ufficio e ad essere sempre performante, cosa che includeva anche la puntualità. Veramente non volevo ascoltarmi ed accettare che forse non ero sulla mia strada e ho lottato contro me stessa per mantenere la maschera che mi ero appiccicata addosso. Ma chi vuole andare in ufficio tutti i giorni? Sedersi su una scrivania e stare seduta davanti ad un PC svolgendo pratiche e pratiche per gli interessi di qualcun altro? All’epoca non vedevo tutto questo, pensavo solo a fare il mio dovere e a farlo bene. Di fatto ripetevo il modello della mia famiglia, perché’ era tutto ciò che conoscevo e non pensavo potesse esserci un’altra strada. Quando sono uscita dalla ruota del criceto la mattina ho continuato a stare male. Accendevo tutti i giorni il PC in attesa di qualche email, di qualcuno che mi chiedesse qualcosa, ma non arrivava più nulla. Scendere dalla ruota del criceto non fa cambiare i tuoi stati interiori in un click. Inizia un percorso ed anche doloroso in cui realizzi che hai vissuto secondo regole non tue, che hai interiorizzato  dentro di te la spinta ad obbedire, che ti giudichi secondo parametri che ti soffocano. Vedi il mio post SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO. Insomma realizzi che sei  uno schiavo. Almeno così è stato per me. Ammetterlo è stato durissimo, si è scoperchiato il vaso di pandora del mio dolore, che fino a quel momento era stato di sottofondo. Ancora oggi al mattino sento quella spinta, ad accendere il pc, a verificare le email,  a controllare il cellulare. Ma ora la riconosco, la affronto, l’accolgo, non scappo più. So che c’è una parte di me che ancora ha bisogno di riconoscimento, che cerca il successo e vorrebbe apprezzamenti. Ho imparato ad essere paziente con me stessa, a perdonarmi e a capire che l’unica strada che per me ha senso è quella della libertà. Non mi piego più, mi concedo un cappuccino o una passeggiata con Ciccia il mio cagnolino. Lo faccio perché in quel momento è ciò che scelgo di fare. La libertà è uno stato interiore e che passa attraverso l’amore autentico di se’. Con affetto Vuelle LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL DIO DENARO

IL DIO DENARO – E la paura della poverta’ – Uno degli ostacoli maggiori che ho avuto quando ho deciso di uscire dalla ruota del criceto è stata l’enorme paura di non riuscire a farcela economicamente. L’angoscia di non sapere come affrontare il futuro, la paura di non farcela a sostenermi sono stati i pilastri della mia schiavitù. La paura di rimanere senza denaro è micidiale. Ti tiene in ostaggio nel tuo lavoro anche quando non ne puoi più perché  il denaro è la tua ancora di salvezza. Ti da’ la sicurezza che potrai sopravvivere acquistando ciò di cui hai bisogno. Ricordo di non essere stata così da ragazza. Questa paura e’ cresciuta con me negli anni, lavoro dopo lavoro,  finche’, senza accorgermene,  il denaro e’ diventato il mio DIO. Si il DIO della mia sicurezza. Ero attaccata al mio lavoro come un bambino può essere attaccato alla tetta della mamma. Il mio stipendio era il mio nutrimento e perderlo sarebbe stato come morire. Mi sentivo isolata, lottavo in uno sforzo continuo per essere prestante ed efficiente, cercavo di rispondere a tutte le richieste che mi arrivavano e di non fare mai errori. Di essere sempre professionale e intelligente. E tutto questo per paura. Quando ero in ufficio, dentro di me sentivo solo questa pressione, questa ansia continua a fare sempre bene ma non ne capivo il motivo profondo. Più aumentava la paura della perdita del lavoro e più io ne diventavo schiava, fintanto che non ne ho potuto più e ho mollato la presa. Vedi il mio precedente post E SE PERDO IL LAVORO. Sono uscita dalla ruota del criceto a Novembre del 2023 e da allora ancora non ho un lavoro stabile. Come un drogato che smette di farsi anche io ho avuto bisogno di smettere di lavorare e affrontare la mia crisi d’astinenza. E sono ancora in fase di disintossicazione. Negli ultimi mesi ho ricevuto alcune proposte di lavoro. La scorsa settimana una importante, che mi ha fatto stare molto male. Qualsiasi altra persona al mio posto avrebbe accettato su due piedi, ed io sono stata molto molto tentata. Una parte di me voleva riprendere il ruolo, la carriera, il lavoro ed il compenso a tutti i costi per sentirsi più sicura, un’altra era terrorizzata perché sapeva che avrebbe perso la libertà conquistata. Il conflitto interiore è stato fortissimo, è stato come rimettere la cocaina sotto gli occhi di un ex-tossico dipendente. Alla fine ho rifiutato e di nuovo la paura della mancanza di denaro è venuta a trovarmi. Mi sono sentita nuovamente spaventata ed isolata. La libertà non può essere trovata nella comfort zone, ne’ nella sicurezza. La libertà non si trova in ufficio, nella casa o nella macchina nuova. La libertà va di pari passi con l’incertezza e con la capacità di fidarsi della Vita. Il denaro è diventato il nostro DIO perché’ in lui riponiamo tutte la nostra Fede. La promessa di sicurezza e stabilità a cui ci attacchiamo con tutti noi stessi e che la Società sostiene in ogni angolo del nostro percorso rendendoci per questo sempre più schiavi. Meno denaro circola, più paura abbiamo, più ci attacchiamo al lavoro e più ne diventiamo schiavi. La vera libertà è uno stato interiore, significa soprattutto essere liberi dalla paura. VUELLE   LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO

ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO – La partita a tennis- La scorsa domenica mattina, sono andata a fare una partita di tennis. Ho giocato a tennis quando ero ragazzina e riprendere non è stato semplice. Sono emerse tante insicurezze: Sono troppo grande? Riuscirò a giocare? Farò brutta figura? Ho cmq deciso di provare e nonostante la paura ed i timori ho ricominciato. Ed ho fatto la scelta giusta. Quando ho iniziato le lezioni, lo scorso ottobre, ero decisamente con qualche chilo di troppo e del tutto fuori allenamento. Facevo fatica a correre ed ero piuttosto goffa e impacciata. Molte palline andavano fuori o a rete ma lentamente ho iniziato a ricordarmi come si giocava. Voglio ringraziare di cuore i miei compagni di allenamento per lo spirito ironico e giocoso con cui mi hanno accolta ed i miei allenatori che non hanno avuto pretese di risultato e hanno lasciato che migliorassi con i miei tempi, lasciandomi sbagliare e ironizzando sulle mie gaff. Chi mi conosce sa che per anni ho corso, fino ad arrivare con grande fatica a correre la mezza maratona. Mi dicevo che mi piaceva correre ma era vero il contrario! Non mi divertivo affatto e correvo per ottenere un risultato, dimostrare a me stessa di potercela fare, forse in fondo per sentirmi  superiore a tutti quelli che non correvano. Mi vantavo dei miei risultati ed ero, anche se non lo sapevo, in cerca di appovazione (vedi il mio post IL BISOGNO DI PIACERE). Gareggiare, migliorare i miei tempi, dimagrire, rimanere al passo col gruppo. Che fatica!!! Spesso non riusciamo ad ammettere che ciò che desideriamo, in fondo non fa per noi. Smettere di correre poteva sembrare una sconfitta al mare di corridori scattanti con cui mi allenavo, ma per me è stata invece una vittoria. Un altro modo di dire NO all’immagine grandiosa di me che volevo dare agli altri e un grande SI a me stessa. Giocare a tennis è una sfida continua non con il tuo avversario, ma con te stesso. Tante insicurezze profonde emergono durante l’allenamento e ancora di più in partita. A tennis puoi vincere solo se credi in te stesso. Altrimenti per quanto tecnicamente tu sia bravo la tua insicurezza emergerà e ti farà sbagliare quando meno te lo aspetti. Non puoi mentire a te stesso dicendoti sono forte, sono bravo, ecc… L’insicurezza è più profonda e non va via così facilmente. Questa mattina durante la partita ho percepito con chiarezza tutta la mia insicurezza, la paura di sbagliare, la paura di fare brutta figura, di essere umiliata e in fondo di vergognarmi.. Ho giocato con Alessandro un ragazzo giovane, alto, magro e in forma e prima di accettare la sfida ho avuto molti dubbi e tante paure. Ma ho capito che era una prova ed ero decisa ad affrontarla. Questa mattina la cosa migliore che potevo fare era dare il meglio di me, e non per vincere ma essere un degno avversario. Il degno avversario è una persona che non vuole distruggerti, umiliarti o ferirti, ma che da’ il suo meglio affinché anche tu possa tirare fuori il meglio di te ed anche tu cresca. Se avessi ceduto alla mia insicurezza e avessi mostrato l’immagine di me goffa e perdente, avrei fatto del male a me ma anche ad Alessandro. Mi sono impegnata, ho accettato i miei errori, osservato la mia insicurezza ed ho continuato. Il risultato della partita non conta più per me perché so di aver fatto il mio meglio. Tirare fuori la parte migliore di noi stessi è un nostro dovere perché stimola anche gli altri a migliorare. Impegnarsi per crescere ed evolvere è ascoltare la nostra spinta interiore che ci porta fuori dalla nostra comfort zone e che spinge anche gli altri a fare lo stesso. Se rimaniamo chiusi, intimoriti e comodi nelle nostre insicurezze, non solo tradiremo noi stessi ma non daremo agli altri a possibilità di evolvere quando ci incontreranno nel loro percorso. Io voglio essere un degno avversario, e non solo a tennis. Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL BISOGNO DI PIACERE

IL BISOGNO DI PIACERE – Un edulcorante artificiale – Ho sempre cercato approvazione. Per me è sempre stato così e nella ruota del criceto è così per tutti. Fintanto che non ho iniziato ad ascoltare i miei veri bisogni c’è sempre stata una parte di me che ha ricercato l’attenzione dagli altri e che soffriva quando non la riceveva. E questo anche nel lavoro. Ci sono tanti modi per richiamare l’attenzione ed io credo di conoscerli quasi tutti. Ecco una breve lista: quando sorrido senza motivo, quando racconto qualche episodio incredibile della mia Vita, quando tendo ad esagerare, quando mi vanto dei miei successi personali, quando voglio apparire speciale, quando mostro di sapere cose che gli altri non sanno.  Per esempio hai saputo cosa è successo Francesca??? Parlare degli altri è un ottimo modo per attirare attenzione su di sé,  perché tu sai qualcosa che gli altri non sanno e questo attira la loro attenzione e tu ti senti, per un breve momento, speciale… E così via in una lista che potrebbe continuare a lungo. Il bisogno di approvazione può essere celato o più evidente, ma è comunque presente. È come un anestetizzante che si prende per evitare di provare il dolore che deriva dalla mancanza di valore personale. Un edulcorante artificiale che ti allontana da te stesso e dall’amore per te stesso. Il valore di sé è un tema profondo che determina le nostre scelte ed i nostri comportamenti. Ricordo bene in ufficio, quando parlavo e scherzavo con un mio collega molto simpatico e come lui diventasse incredibilmente serio per rispondere alle email che gli arrivavano (anche io facevo lo stesso). Percepivo la tensione sul suo viso e nel suo sguardo. Gli domandavo: “Che cosa ti hanno scritto? Che è successo?” Per poi scoprire che il contenuto delle email non era così importante, ma per lui sì lo era. Per lui era veramente serio. Nella ruota del criceto è tutto importante, è tutto urgente e tutto è grave. Ho iniziato a percepire che c’era qualcosa che non andava. Non lavoravamo in cardiochirurgia e questo senso di urgenza e gravità era fittizio, ma contribuiva tremendamente a darci il nostro senso di importanza personale. E’ questa  una grande illusione della ruota del criceto. Tutto questo ha contribuito a farmi credere che il lavoro che svolgevo fosse tremendamente importante e di conseguenza  anche io lo ero. Il mio ruolo professionale si era fuso con la mia identità. Il mio lavoro era chi io fossi e non cosa facessi. Nella nostra società questa distinzione non esiste quasi più e quindi quando ho mollato il lavoro ho perso tutto il mio valore.   Se erroneamente senti che il tuo lavoro ti dà il tuo valore come persona, ci rimani aggrappato a tutti i costi, pur di non dover affrontare la perdita di importanza personale… La Vita che’ una Maestra sa che tutto questo è un’illusione e prima o poi inizia a portarti via le cose a cui ti aggrappi…tra cui il lavoro. Ed in questo periodo credo stia accadendo a molte persone.  Allora quel vuoto da cui tutti fuggiamo ricompare all’orizzonte e  abbiamo solo due strade che possiamo percorrere, tornare indietro e cercare un altro lavoro (che ci schiavizzi nuovamente) o avere il coraggio e attraversare il vuoto da cui fuggiamo da sempre. Vedi il mio precedente post  E SE PERDO IL LAVORO Più agganci il tuo valore al lavoro e più ne diventi schiavo. Funziona esattamente come una droga, non ne puoi fare a meno perché altrimenti stai male. Il lavoro così diventa una schiavitù, ti fa male ma non ne puoi fare a meno. In inglese c’è la parola workaholic che descrive questo meccanismo. In italiano suona come stacanovista o maniaco del lavoro.  Diffidate di coloro che dicono di essere sempre impegnati. Vogliono esserlo (inconsciamente), perché non riescono più a fermarsi. E così si lavora sempre e si corre sempre. Non importa che lavoro faccio, l’importante e’ lavorare e correre. Dimostrare a sé stessi di essere importanti. Una promozione, un corso, un riconoscimento, un problema risolto. Qualcosa per essere apprezzati. Sto scoprendo che la spinta alla ricerca di approvazione si allenta dentro di me  quando ho il coraggio di vedermi veramente per ciò che sono, quando mi accetto anche nella sconfitta e negli errori. Quando mi perdono. Quando smetto di giudicarmi. Solo così posso essere libera e non mi interessa più dimostrare niente a nessuno. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO

SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO – Cosa accade dopo? – Ho trascorso circa 50anni ad inseguire obiettivi. Si inizia presto a correre nella ruota del criceto. Il meccanismo è così radicato che è impensabile pensare ad un modo di vivere differente, almeno qui in Occidente e sicuramente qui in Italia. La corsa inizia da subito, da bambini. Si inizia a correre per essere bravi e buoni a casa, per prendere bei voti a scuola, per riuscire nello sport. E così via in una corsa senza fine all’inseguimento del successo, di un titolo di studio, di un certificato, del lavoro e del successo. La spinta è una ed una sola essere apprezzati, approvati e in fondo amati. Siamo figli dei nostri genitori che a loro volta hanno corso e forse corrono ancora nella stessa ruota.  Dato che apprendiamo per modelli in fondo abbiamo ricevuto solo quello che loro conoscevano e sapevano fare. E così chissà da quante generazioni. Sicuramente c’è stato un tempo in cui la ruota non girava o almeno non così velocemente. La verità è ben diversa ma è così spaventosa che nessuno osa fermarsi a riflettere. Insomma dopo aver trascorso quasi 50anni a correre la Vita è venuta in mio aiuto e mi ha spinto a fermarmi. Ed è stato come morire.  Qualcuno credo si suicidi veramente. Fortunatamente mi sono aggrappata a chi in passato ha percorso questo cammino prima di me, persone di fede che hanno lasciato testi importanti. Pensavo veramente di impazzire ma di una cosa ero sicura non potevo più tornare indietro. E’ così,  quando si esce dalla ruota e la si osserva con un po’ di distacco se ne vede tutta la follia e non si è più disposti a tornare indietro. Si ma cosa accade dopo? Vivere inseguendo dei risultati e degli obiettivi è un metodo che ci fa sentire sicuri e ci fa sentire parte della società umana in cui viviamo.  Soprattutto ci anestetizza da un vuoto esistenziale che emerge appena ci fermiamo e che è molto doloroso. Su questo vedi il mio post E SE PERDO IL LAVORO. Il senso di appartenza è collegato alla nostra sopravvivenza, per cui se tutti fanno così non può che essere così. La verità è ben altra ed il malessere interiore che proviamo ne è un chiaro sintomo. E poi in fondo siamo tutti consapevoli che questo modo di vivere è perverso, forse un inganno diabolico. Basta guardarsi intorno. La prima cosa che accade quando si scende dalla ruota del criceto è dover affrontare le nostre più grandi paure. La paura dell’ignoto, la paura della povertà, il senso di impotenza dovuto alla perdita del lavoro e del ruolo professionale e abbracciare l’incertezza…. Insomma tutto quello che abbiamo evitato per una Vita intera e da cui la società ci tiene lontani distraendoci in ogni modo. Per molti tutto questo emerge con l’arrivo della pensione o con la perdita del lavoro, per altri molto prima. Per evitare il malessere si ricorre a distrazioni di ogni tipo, in primis il cellulare, le chat, i social… poi se non basta piu’ alcol e perfino droghe. In questa fase si può ricorrere all’aiuto di un terapeuta, ma forse non basta. La chiamata e la prova sono del tutto personali, come sono personalissime le nostre paure. Ma una cosa è certa emergeranno ed è per questo che io definisco questo cammino, il cammino dell’eroe. In passato questo periodo veniva definito la NOTTE BUIA DELL’ANIMA, un periodo in cui cadono le certezze ed i pilastri su cui si è costruita la propria vita e si affronta il vuoto. Personalmente ho tentato fino alla fine di evitare di attraversare questo percorso, ma la Vita mi ha portato lì e ho percepito chiaramente la spinta della Vita che voleva farmelo affrontare. E’ stato come cadere in un burrone, con me che mi agitavo per rimanere aggrappata e non cadere. Ho mollato il lavoro, il ruolo professionale, il paese che amavo, la casa dove abitavo, i miei amici… e mi sono trovata sola con me stessa. Scoprire che non ero la persona che mostravo al mondo, che indossavo una bella maschera per essere conforme al ruolo e all’immagine che volevo dare al mondo, non è stato facile.  Ma la mia maschera lentamente si è rotta e finalmente sta emergendo la mia vera me, le mie aspirazioni autentiche, i miei bisogni veri ed il messaggio che voglio dare al mondo. È un processo graduale e lento. Si iniziano ad avvertire dei momenti di benessere non collegati a risultati particolari, una sorta di pace che in realtà rispecchia la pace fatta con sé stessi. Si allenta la presa e non ci si giudica più cosi duramente. Ci si osserva di più, si è più benevolenti con sé stessi e di conseguenza anche con gli altri. Non ci si danno obiettivi pressanti, le preoccupazioni si allentano ed in generale ci si rilassa. Forse e’ questa la fede vera, sapere che qualcun penserà a te. Le cose piccole diventano importanti. Ci si dedica del tempo. Ecco in questo stato anche il lavoro cambia. Fare qualcosa che non si ama fare è impossibile perché e’ impossibile fare del male a sé stessi. Insomma tutto cambia perché sei cambiato tu. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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E SE PERDO IL LAVORO?

E SE PERDO IL LAVORO? – Mollare la presa – Il timore di perdere il lavoro genera una paura pazzesca. Gran parte della nostra sicurezza e’ legata al lavoro. L’idea di non avere più lo stipendio apre scenari di terrore su cui ognuno esprime al meglio le proprie preoccupazioni e nefaste fantasie. Ed in questo periodo di incertezza dilagante credo che sia una situazione di ansia molto diffusa. La nostra sicurezza è minata alla base perché’ il lavoro non solo ci dà la nostra (falsa) identità vedi il mio precedente post che facciamo oggi ma ci dà anche la sicurezza legata al denaro.   Quando ero dipendente di un importante gruppo energetico ero attaccatissima al mio lavoro. Gran parte del mio valore era collegato al mio lavoro e all’etichetta di Manager che mi ero appiccicata addosso. Ero super performante e ultra esigente con me stessa ed i miei collaboratori. Volevo riuscire a tutti i costi e dentro di me c’era una forte e continua tensione al perfezionismo. Non accettavo ne’ i miei errori ne’ tantomeno quelli dei miei collaboratori. Tutto questo all’esterno mi faceva apparire come una seria professionista e un’ottima manager ma al mio interno la storia era tutt’altra. Ho impiegato anni a capire la verità che si nascondeva dentro di me. Un primo segnale della realtà arrivò quando la proprietà dell’azienda decise di vendere le sue quote ad un altro gruppo. E se perdo il lavoro? Di fronte a questa possibilità mi sentivo completamente impotente e spaventata. Avevo una gran paura.  Vivevo costantemente nella paura di fare brutta figura, di sbagliare, di non essere sufficientemente preparata, che qualcuno si accorgesse delle mie fragilità e in fondo che scoprisse che non ero IO la persona che mostravo di essere. Inconsciamente stavo interpretavo un ruolo e temevo di essere scoperta. Forse era semplice da capire, ma io facevo di tutto per evitare questa verità. Percepivo questo senso di insoddisfazione e scontentezza costante dentro di me. La paura di perdere il controllo della mia Vita e delle mie finanze mi ha portato a fare scelte che non avrei mai fatto. Ero una schiava, ben remunerata ma pur sempre una schiava. Quando questo malessere è divenuto insostenibile e con enorme fatica ho mollato la presa e sono finita nel vuoto del fare, (vedi il mio post Liberta’ e lavoro) sono emerse tutte le mie paure più profonde e con loro anche la Verità. “LA VERITA’ VI RENDE LIBERI” .. e aggiungo vi terrorizzera’. Quanto è vero. Ho sempre avuto il controllo supremo sulle mie finanze e sul denaro. Facevo budget,  piani di cassa, analisi finanziarie e chi più ne ha più ne metta. Pensavo che il flusso di denaro fosse il frutto di una formula matematica come avevo imparato all’Università e come puntualmente applicavo nel mio lavoro. Non c’erano incertezze, né imprevisti. Io ero al controllo dei miei conti, ero il Dio delle mie Finanze. Ho scoperto (finalmente) che questa è un’illusione. Per quanto possiamo sforzarci di tenere il controllo, di essere performanti, di lottare per sopravvivere né il denaro né il successo dipendono da noi. Anzi più ci irrigidiamo ed esercitiamo questo illusorio senso controllo più ostacoliamo la nostra crescita personale e finanziaria. Entrambe vanno di pari passo. Anche il denaro è frutto dell’amore verso noi stessi, della cura che mettiamo nella nostra attività e in ciò che amiamo fare. Il denaro è il risultato del nostro impegno autentico, dei nostri piccoli passi quotidiani, di come reagiamo di fronte ai problemi quotidiani, dell’accettazione delle sfide anziché del loro rifiuto e dell’assoluta assenza di attaccamento al risultato. Esattamente l’opposto di ciò che ci viene insegnato, praticato e comunicato tutti i giorni da tutti. Scegliere coraggiosamente il lavoro che ti interessa, coltivare ciò che ti appassiona è una scelta di amore verso te stesso. E l’amore per te stesso, l’ascolto dei tuoi bisogni profondi è l’inizio di ogni libertà, del non giudizio e della fine delle proprie paure. Con affetto Valeria Precedente 4 Comments Roberto Marucchi25/02/2025 at 7:42 PM | Edit E se il denaro in realtà ci arrivasse per portare avanti una mission che ci è stata assegnata? Forse, come è successo a te, ci sono delle fasi nella vita durante le quali ci troviamo a guadagnare pur non avendo ancora imboccato la strada giusta, preparando inconsapevolmente il terreno per qualcosa di più aderente alla nostra vera essenza. Quelle esperienze lavorative ( e non solo lavorative ) ci appariranno un giorno le uniche che avrebbero potuto farci diventare chi siamo oggi Rispondi admin26/02/2025 at 7:40 AM | Edit Grazie Roberto ❤️. La mission non compare subito all’orizzonte ma la si trova passo dopo passo seguendo i propri bisogni autentici. Si inizia ascoltando se stessi profondamente. Rispondi Giuliana Rinaldo25/02/2025 at 11:11 AM | Edit Ciao carissima mi è piaciuto molto il tuo articolo e condivido pienamente quello che hai scritto….a volte le paure ci possono condizionare , ma poi dentro si accende una luce che ti guida e ti dà la spinta x riconoscere i nostri veri bisogni e allora ti metti in gioco e vedi che puoi farcela . È successo anche a me , lavoravo in un grande studio di design e un giorno l’azienda decide di chiudere, un paio di architetti mi hanno offerto di lavorare x loro, questo voleva dire fare la schiavetta,lavorare con orari indecenti x una paga mensile misera….mi sono detta ,per guadagnare quello stipendio quanto avrei dovuto fare??? Mi sono detta che x quanto male mi fosse andata quella cifra potevo guadagnarermela ,senza problemi….. Qui è scattata la molla ho deciso di lavorare da sola….la azienda (dal momento che tutti avevano abbandonato la nave che affondava)mi ha offerto di gestire il magazzino e ho tenuto aperto il negozio abbinato allo studio. È stata la mia fortuna….potevo solo fare fuori le giacenze ,ma in quella situazione ho conosciuto i miei primi clienti, potevo attingere alla produzione ma allo stesso tempo potevo progettare per i nuovi clienti . Quello che mancava lo avrei fatto fare dai miei fornitori su misura . Così

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E TU DI COSA TI OCCUPI?

E TU DI COSA TI OCCUPI? – Il senso di importanza personale – Ho sempre lavorato in azienda ed è sempre stato fondamentale il mio ruolo professionale. Un titolo, una professione in cui riconoscermi. Quando incontro nuove persone, una delle primissime domande che ricevo è: e tu, di che ti occupi? In passato di fronte a questa domanda potevo rispondere con tranquillità: Sono il Responsabile Amministrativo di questa azienda, ho il mio studio commerciale… Mi occupo di Finanza Aziendale. Avere queste risposte pronte mi dava una grande sicurezza e mi faceva sentire bene. Il mio Ego si gonfiava e mi sentivo superiore a tante persone. Non avevo percepito dentro di me quanto il mio senso di importanza personale fosse legato al mio ruolo professionale. Così quando ho deciso di ‘mollare’ non sapevo bene cosa mi aspettasse. E come sempre l’ho scoperto sulla mia pelle. Il senso di importanza personale è collegato a qualsiasi cosa ti faccia sentire importante. Può essere il lavoro, come nel mio caso, il tuo sport, la tua casa, la tua macchina o i tuoi viaggi per il mondo. Capisci che è qualcosa che ti rende sicuro e puoi riconoscerlo perché ti fa sentire superiore agli altri e quando inizi a distaccartene stai male. E come una droga di cui, non puoi fare a meno, ne vorrai sempre di più. Se il tuo ruolo professionale fornisce il tuo senso di importanza personale, vorrai essere sempre più importante nella tua azienda e guadagnare sempre di più. Se è la tua auto ne vorrai una migliore e più nuova, sempre più all’avanguardia e appariscente. Tutto ciò che ti procura sicurezza in realtà ti schiavizza, perché non puoi farne a meno. Quando te ne allontani (o ci provi) emergono un mondo di insicurezze, un mondo che rimane ben sommerso dall’etichetta che ti sei messo addosso. In realtà siamo tutti in fuga, in fuga da noi stessi e dalle nostre paure, anche se non ce ne rendiamo conto. In fondo preferiamo correre e correre, piuttosto che vedere cosa emerge da dentro di noi. Tutto è tremendamente importante e urgente. Inseguiamo dei risultati che forse non arriveranno mai, e quando anche li raggiungiamo, dopo poco, la soddisfazione provata svanirà e inizieremo di nuovo a inseguirne altri. Un altro lavoro, un’altra macchina, un’altra vacanza… La frenesia quotidiana è il sintomo di quanto vogliamo fuggire e l’ansia è il segnale che percepiamo di non poter più continuare a fuggire da noi stessi. Perché fermarci ci fa così tanta paura? Per quanto mi riguarda quando mi sono concessa di fermarmi ho realizzato che la Vita che avevo scelto non era affatto giusta per me. Ero convinta che lo fosse! Ma non era vero. Se mi fossi amata e mi fossi ascoltata profondamente, come sto iniziando a fare, l’avrei capito prima. Ma per arrivarci ho dovuto affrontare il vuoto (vedi il precedente post la liberta’ nel lavoro ). La mia immagine era quella voluta dai miei genitori. Non ne ero cosciente, percepivo solo un senso sotterraneo di insoddisfazione o di noia,  soffrivo non sapendo perché, e correvo nella ruota del criceto per non sentire questa sofferenza. Ancora oggi a volte ricado in questo meccanismo, e quando mi chiedono di cosa ti occupi tendo ad ingigantire la mia immagine o ciò di cui mi occupo, ma sto migliorando e inizio a rispondere la verità. Amo sostenere la crescita nel lavoro dei miei amici e questo mi rende felice. Non mi giudico più e ho preso anche la sana abitudine di non paragonarmi più agli altri. Quando sono onesta con me stessa e autentica nei miei veri bisogni non mi manca nulla, sono soddisfatta e ferma nelle mie scelte. Mi sento sicura e so che sto percorrendo la strada giusta. A quel punto i risultati non mi interessano più, ma solo di godermi il viaggio. Auguro anche a te di trovare la forza di ascoltarti con benevolenza e  di affrontare con coraggio le tue paure che emergono  quando ti concedi la liberta’ di fermarti. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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CHE FACCIAMO OGGI?

CHE FACCIAMO OGGI? – L’A MIA DOMENICA – “AMARE SE STESSI E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STORIA D’AMORE’ – Oscar Wilde La domenica per me e’ sempre stata una giornata difficile. Abituata ed immersa com’ero nella frenesia del lavoro quotidiano non riuscivo a fermarmi. Le mie giornate lavorative erano piene di scadenze, obiettivi e risultati da raggiungere. Ero in uno stato di tensione continua. Sempre proiettata su qualcosa da fare, qualche obiettivo da raggiungere. E come un treno in corsa la domenica era una fermata che non riuscivo a rispettare. Non basta certo un giorno per calmare l’ansia e lo stress interiori, perché sono dentro di noi e hanno ragioni molto profonde. Così le mie domeniche diventavano momenti di agitazione in cui volevo organizzare gite, viaggi ed escursioni varie con i miei amici. Il mio stato d’animo passava dalla contentezza, quasi euforia se si organizzava qualcosa alla noia totale se poi invece, come capitava, non potevo organizzare nulla. La domenica era una sfida e l’unica cosa che cercavo era fare qualcosa, avere un obiettivo. La domanda che puntale facevo a mio marito era: Che facciamo oggi? Avrei fatto di tutto pur di non affrontare il vuoto del fare. (vedi il mio precedente post LIBERTA’ NEL LAVORO ) Ho impiegato molto tempo per capire perché quel vuoto del fare mi faceva così tanta paura. In realtà lo evitavo perché’ era carico di dolore.  Dal vuoto emergono tutte le nostre istanze profonde, le nostre ferite, da cui ci allontaniamo quando siamo immersi e distratti dal nostro lavoro. Il corri corri quotidiano e’ un ottimo anestetizzante e incredibilmente ci da’ un senso di importanza personale e di valore che ho scoperto essere del tutto illusori. Io ero una donna affermata, guadagnavo molto, avevo il mio studio professionale, dei dipendenti, agli occhi degli altri ero una persona di successo ed io in fondo volevo essere di successo (e chi non vuole?) e avere valore. Quindi ho creduto a quella storia. Ma la verità e’ appunto che e’ una storia e che io non ero felice perché tutto quel fare non era affatto allineato a chi sono io, a cosa voglio realizzare nella vita e a cosa per me è davvero importante. Più ci si allontana da se stessi e più grande è il dolore che si prova, che può emergere solo quando si rallenta e ci si ferma. Il passaggio però è obbligato, può far paura, ma non c’è un’altra strada. Ieri per la prima volta la Domenica e’ stata la mia amica.  Ora che non cerco più di organizzare nulla, che mi accetto così come sono indipendentemente dai miei risultati, ho libertà di potermi lasciar andare. E così ieri sono uscita da sola a godermi una bellissima giornata di sole, senza saper bene cosa fare. Sono stata in una bellissima chiesa al centro di Roma, poi sul lungo tevere e mi sono regalata un pranzo hot pot cinese pagando un conto anche salato (senza avere sensi di colpa). Mi sono amata e rispettata e non avevo bisogno di altro. Sono stata felice. Il mio percorso lavorativo sta apparendo all’orizzonte, ma non sarà né casuale né determinato da altri. Sarà scelto da me, con i miei NO ed i miei SI. E sarà di sicuro successo perché rispetterà me stessa e ciò che amo veramente fare. Il SUCCESSO LAVORATIVO e’ strettamente collegato ALL’AMORE DI SE’. E questo insegnamento non ci viene dato né a scuola né tantomeno al lavoro. Con affetto Valeria PrecedenteSuccessivo AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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STAVOLTA HAI TOPPATO!

STAVOLTA HAI TOPPATI! – Il mio uttimo fallimento – Nei giorni scorsi ho avuto delle discussioni con alcuni miei collaboratori/amici per me importanti. Nonostante pensassi di essere stata chiara evidentemente non era così. Ho sempre avuto la tendenza a progettare, organizzare e fare. Alcuni miei amici mi definiscono una sognatrice concreta. Negli ultimi anni ho capito sulla mia pelle che di questi tempi e con tutte le difficoltà che ci sono, specialmente in Italia, avviare un progetto di business da soli è praticamente impossibile. Quando ho realizzato questa verità  e mi sono aperta, facendo vedere le mie difficoltà,  sono arrivate intorno a me le persone giuste al momento giusto. Trovare un collaboratore, un amico che ti accompagna nella crescita del tuo progetto è una grande ricchezza. E’ il tassello principale di avvio del tuo sogno ed è anche più importante del denaro di cui disponi. L’elemento che sta alla base di questo rapporto è la fiducia reciproca. La fiducia non è qualcosa che si acquisisce velocemente, ci vuole tempo, un percorso lavorativo e tante prove da superare insieme. Vedi il mio precedente post sul tema della FIDUCIA. Accade soprattutto nelle fasi iniziali del rapporto di fraintendersi e non capirsi totalmente. Le aspettative possono essere simili, ma poi divergere. Durante questi anni ho incontrato diverse persone che sono state al mio fianco nel mio percorso professionale e ognuna di loro mi ha insegnato qualcosa. L’insegnamento è arrivato puntale quando sono nate delle difficoltà. Come in un rapporto di coppia, con i collaboratori si litiga, si discute, ci sono lotte di potere e tante paure. Il rapporto ovviamente è meno vincolante ma le dinamiche sono le stesse. Ognuno di loro mostrandomi i miei limiti caratteriali, imprenditoriali e organizzativi mi ha dato una grande opportunità di crescita. Quando c’è un contrasto ci sono solo due possibili strade che possiamo prendere. La prima e la più battuta è cadere nel giudizio, nella critica e nella lamentela. Tutto diventa molto personale. Noi ci sentiamo feriti e offesi, oppure sbagliati ed in colpa. La seconda strada molto meno frequentata è capire che insegnamento la Vita ci dà stando attraverso quel contrasto, quella situazione di difficoltà e quella persona. Se riusciamo ad accettare noi stessi e l’altro, senza volontà di cambiare né noi né l’altro saremo molto più lucidi, distaccati e senza cariche emotive. La Vita ci sta dando una lezione e noi abbiamo una vera opportunità di crescita. Da quell’accettazione molto probabilmente capiremo cosa migliorare in futuro. Potrà essere la comunicazione, l’organizzazione del lavoro, la definizione del compenso, l’attribuzione del ruolo professionale o altro. Forse non potremo recuperare il rapporto con il nostro collaboratore/amico ma noi sicuramente saremo cresciuti. Avendo capito la lezione saremo più pronti per i nostri prossimi passi, saremo più sicuri di cosa fare, saremo cresciuti come persone e come imprenditori. CADERE NON È UN FALLIMENTO. IL FALLIMENTO È RIMANERE LA’ DOVE SI E’ CADUTI – SOCRATE Il fallimento è un Maestro e avere l’umiltà di seguire i suoi insegnamenti è un atto di grande coraggio. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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